mercoledì 28 marzo 2012

Gli orridi... bellissimi

In Val di Susa ci sono zone scavate profontamente dall'acqua, gole profonde e strette che vengono chiamate orridi. Le acque del Rio Rocciamelone in soli 7 km percorrono circa 3000 m di dislivello e questo dona loro un'energia notevolissima che nel tempo ha scavato, scavato e scavato modellando la "tenera" roccia calcarea fino a formare quello che oggi conosciamo come l'Orrido di Foresto. Il luogo è suggestivo sin dai primi metri, raggiungibili molto facilmente dalla piazza del paese. Ci si trova subito immersi nel fragore delle acque con un'alta parete cosparsa di macchie bianche sulla sinistra e con una casa sulla destra: ma chi mai avrà deciso di costruire una casa proprio qui? Beh! Si tratta di un antico mulino. E quelle macchie bianche? Altro segno del passaggio umano: se sulla destra immaginiamo la fatica quotidiana del custode del mulino, sulla sinistra ammiriamo quelli che negli anni '80 erano le vie di arrampicata più dure del Piemonte. Le macchie bianche null'altro sono che le tracce della magnesite che gli arrampicatori usano per contenere le conseguenze della sudorazione delle mani.
A ben guardare, però, c'è ancora qualche cosa... sulla sinistra arroccate sulle rocce, quasi sospese, appese alla parete, vi sono alcune costruzioni: un lazzaretto. Qui in tempo di peste venivano relegati i malati... che se guarivano ne uscivano sicuramente pazzi per il continuo rumore.
L'orrido prosegue in salita, solo con poca acqua si riesce a risalire fino a quando, esclusivamente percorrendo una aerea e atletica via ferrata, si può godere della vista di marmitte, cascate, strettoie e ... tassi (gli alberi non gli animali a strisce) e rapaci....
Credo che vi stiate chiedendo (sempre i 2, ma probabilmente meno, lettori) perché sto scrivendo tutto ciò. Semplice! Domenica ho fatto una bella escursione all'Orrido di Foresto. Il posto ha un sacco di caratteristiche interessanti oltre a quelle sopra descritte: è uno dei posti più secchi di tutte le Alpi (500-600 mm di acqua annui, roba da far concorrenza a Puglia e Sicilia) e infatti dato che in ogni dove splendeva il sole, noi abbiamo preso la pioggia, ed è una Riserva Naturale Orientata per la protezione del ginepro coccolone (foto a fianco): non vi preoccupate non si tratta di un pungente ginepro che vi fa gli agguati per farsi coccolare, bensì di un pungente ginepro dai "frutti" rossi e mooolto più grandi di quelli del ginepro comune.
La gita è comunque stata piacevole, la simpatica compagnia si è destreggiata fra l'arduo sentiero per raggiungere il Truc San Martino e lo sdrucciolevole guado, per non parlare del passaggio nel lazzaretto.  Nonostante tutto ciò siamo sopravvissuti e abbiamo fatto qualche fotografia da vedere qui.

5 commenti:

  1. Una precisazione: i "frutti" del ginepro coccolone (Juniperus oxicedrus) sono delle pseudobacche carnose dette galbule o coccole.

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  2. E brava Valchie, io spero ancora di poterti assicurare ancora una volta mentre mi porti su la corda. Mi presenti l'altro lettore? Mi sento un po' solo

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  3. un posto dal nome orrido e un ginepro coccolone mi incuriosiscono.......

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  4. Ragazzi!!!! 3 lettori (forse addirittura 4!!!) Io sono emozionata, commossa e ... un po' preoccupata per queste 3(forse 4)persone che per rallegrare la loro giornata leggono di me !
    Grazie amici cari!

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